Naturalia Artificialia è il titolo dell’opera di Carlo Dezzani per la mostra collettiva Naturalia Artificialia: il regno ibrido dell’Arte, a cura di
Magica Torino, presso il Mausoleo della Bela Rosin (13.09 | 18.10.2025) in collaborazione con Biblioteche civiche torinesi.
Gli artisti, nazionali ed internazionali, che hanno preso parte all’esposizione sono stati invitati ad illustrare la loro visione critica e
multidisciplinare sulla coesistenza, spesso conflittuale, di processi naturali e tecnologici, dando vita a descrizioni estetiche che sfidano le
tassonomie convenzionali dell’arte.
Carlo Dezzani ha realizzato uno dei suoi paesaggi onirici ai quali ci ha abituato quando ‘gioca’ su equilibri impossibili, fa stare le case dentro
boccali di vetro o veleggiare sospese a fili sottili che pare non siano altro che lunghe zampe di uccelli variopinti.
Le narrazioni di Dezzani sembrano uscite da un libro di fiabe, le costruzioni sfidano le leggi dell’equilibrio, perché l’artista fa un uso sapiente
dei suoi olii acquerellati ed allunga forme sino a trasformarle in barche, pesci, libri, oggetti volanti del quotidiano visti attraverso uno
sguardo delicato e visionario.
Nell’opera Naturalia Artificialia i fiori abitano case di vetro e crescono sotto lampade artificiali che ‘piovono’ da un cielo denso di nubi, non ci
sono radici che affondano nella terra, ma sassi tondi e levigati. La trasparenza delle pareti e dei coni di luce fioca che forzano la Natura a
crescere dentro spazi ben definiti da linee e spigoli vivi, creano una situazione irreale eppure non così lontana da un futuro distopico nel
quale l’intervento dell’essere umano, peraltro sempre assente nelle opere di Dezzani, è diventato superfluo, soppiantato da tecnologie
ottimizzanti anche i processi di crescita. L’atto di ribellione, la speranza risiede forse in quelle corolle che fuoriescono dalle sommità dei
contenitori e si cercano in un dialogo silenzioso, ma potente.
I colori pastello, così tenui, creano una sensazione di spaesamento di fronte ad una mise en place, solo all’apparenza rasserenante, e ci deve
far riflettere sulle conseguenze di un progresso che non siamo più sicuri di poter controllare e arginare.
Torino, ottobre 2025
Barbara Colombotto Rosso